Ieri sera sono andato a trovare un amico di vecchia data che da sempre mi tiene in contatto con il mondo magico dei videogiochi e che ogni volta riesce a stupirmi. Non sono uno smanettone di giochi o almeno non più. Le giornate durano troppo poco per lasciare spazio anche a quello, oltre la famiglia, gli amici, lo sport, la musica, Internet. Però ricascarci dentro ogni tanto fa sempre piacere.
Anche perchè queste serate, inutile negarlo, mi fanno tornare indietro nel tempo e vivere in un mondo parallelo per un paio d’ore.
Io e il mio amico eri non ce ne siamo accorti ma probabilmente per un attimo siamo tornati sbarbatelli e brufolosi. Probabilmente eravamo come Guybrush piccoletto con indosso i vestiti più grandi.
In quella stanzetta illuminati dalla luce fioca del monitor, come i ragazzini di ET o dei Goonies.
Giocare a Batman e Prince of Persia è stata un’esperienza davvero sovrannaturale. Non più videogames ma film. Per la prima volta si è percepita veramente la sensazione di vivere attivamente in un altro mondo, di immergersi in un universo parallelo fatto di cose e personaggi quasi veri. Quello che per anni hanno sempre provato a farci credere ma la tecnologia non era in grado di realizzare nel concreto. Oggi invece il confine tra finzione e realtà è sempre più labile e ci stiamo avvicinando al sorpasso.
Ma non è solo questione di tecnologia. Come al solito l’hardware sempre più spinto non è altro che un mezzo nelle mani di geni, dei Leonardo da Vinci e dei Michelangelo del nostro presente. Sembra un accostamento azzardato ma non è così. Il gioco più affascinante e più magico è proprio quello meno fotorealistico ma più artistico: Prince of Persia. Disegni impeccabili animati da effetti artistici mai visti prima e da una colonna sonora evocativa. Quanto di più vicino a “vivere un quadro”. Sbalorditivo.
E solo chi ha scritto almeno qualche riga di codice nella sua vita, creato un Windows Form con un paio di bottoni, sentendosi orgoglioso di dar vita a un minimo di interfaccia grafica, si può realmente rendere conto della mostruosa abilità di questa gente di realizzare l’impensabile. Solo così si può capire che quel paragone con i grandi della storia non è azzardato.
Che dire poi di Monkey Island, un gioco che si regge ancora oggi sull’atmosfera, sulla magia di un mondo che è diventato persino riferimento per un classico di storie e romanzi quale quello dei pirati. Pizzico di commozione per quello che è stato, a mio parere, il gioco più riuscito di sempre oggi, giustamente, celebrato con un adattamento grafico e sonoro assolutamente doveroso nella Special Edition.
La serata di ieri è stata come un viaggio nella storia dei videogiochi e dell’arte moderna. Ieri stesso ci pensavo. Mi son passati di fronte pian piano i mille giochi creati nei decenni: i giochi del C64 che neanche ricordo più se non il cacciavite che si usava per sistemare l’azimut del registratore a CASSETTE (!!!), Dragon’s Lair, Wrath of the Demon, Future Wars e poi l’evoluzione al PC con i vari Star Wars, Need for Speed, Fifa e così via… Abbiamo visto la storia dei videogiochi passarci di fronte agli occhi e continuiamo ancora a oggi a vederla. Fantastico!