Il mondo è bello perchè vario. Già, lo è soprattutto quando pensiamo (e non lo facciamo mai abbastanza spesso) che se da una parte esistono persone disoneste che pensano solo al profitto calpestando ogni forma di dignità umana (quanti casi di malasanità in Italia e nel mondo?), dall’altra esistono anche coloro che rischiano letteralmente la propria vita mettendo a disposizione GRATIS le loro competenze professionali per aiutare centinaia di migliaia di persone con un gesto concreto ed efficace. A volte anche con un semplice sorriso per alleviare il loro male incurabile.
Non è da tutti. No, non lo è affatto. Andare in posti dove non solo non esistono le comodità alle quali noi siamo abituati e che ricerchiamo quando pianifichiamo le nostre vacanze, ma dove addirittura è a rischio la propria incolumità per la mancanza delle basilari condizioni igieniche, perchè l’aria è infetta di bacilli letali, perchè da un momento all’altro può capitare di saltare per aria nel bel mezzo di una guerra. Quella vera, non quella dei telefilm.
Non voglio fare il solito “splendido”, colui che loda chi se lo merita aggregandosi alla maestosità di certe reali dimostrazioni che Dio esiste in alcuni di noi. No, non mi associo ai gruppi di Facebook o alle catene via mail dove bastano due click per sentirsi in pace con la coscienza pensando di aver aiutato qualcuno. No, sono il primo a riconoscere il fatto che io non me la sentirei mai di fare quello che questi angeli scesi in terra riescono a fare. Sarei il primo a rifiutare l’idea di vivere in condizioni così disagiate e di rischiare la mia vita in modo così netto. E’ proprio per questo allora che mi emoziono quando leggo un articolo come questo, su persone speciali, che incuranti del rischio enorme che corrono, si recano nel bel mezzo del focolaio del virus più letale conosciuto al mondo, non per fare un giro nel Luna Park, ma per vedere la morte in faccia, regalando, o cercando di farlo, qualche attimo di conforto, di speranza e di sollievo per chi veramente è stato più sfortunato di noi.
E penso, infine, che il gesto migliore che uno possa fare se, come me, non si sente in grado di aiutare la vita in un modo così azzardato recandosi sul posto e donando se stessi, è almeno quello di una piccola donazione, forse non risolutiva ma certamente più utile di un semplice click.